venerdì 20 aprile 2012

STATALI, E ADESSO TOCCA A VOI !!

Pubblicato il20 aprile 2012 5

“STATALI, SI LICENZIA”

Il ministro Griffi: riforma del pubblico entro l’estate. Fuori dal lavoro dopo due anni di mobilità
di Salvatore Cannavò
Nei tavoli di confronto con il sindacato, l’eventualità era finora passata solo per allusioni ma ieri, con un’intervista sul quotidiano Avvenire, il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, è stato netto: il governo licenzierà anche gli statali.

Arrivando fino a dove non era arrivato Brunetta.
Le forme saranno mediate, ovviamente, ma la sostanza resta e tutto quanto dovrà avvenire già entro l’estate. Il ministro vuole varare la sua riforma entro metà maggio e del resto, la riforma del Lavoro, che è già all’esame del Parlamento, è stata fatta in modo da recepire, all’articolo 2, una legge delega. A quanto pare la riforma è già avanti nel suo punto più cruciale, quello del licenziamento del pubblico impiego. “Spero che capiscano tutti, anche i sindacati” dice il ministro al quotidiano cattolico. “Devono accettare il meccanismo di mobilità obbligatoria per due anni che già esiste ma che ancora non è stato attuato.

Devo farlo perché le amministrazioni pubbliche vanno riorganizzate anche per attuare la spending review sulla spesa pubblica”. La procedura, in effetti, è già prevista nella norma attuale che prevede la messa in mobilità, per 24 mesi e all’85 per cento dello stipendio, del personale dichiarato in esubero.
“Prima proveremo a vedere se quel personale, riqualificato, potrà essere utilizzato meglio in altri settori” spiega Patroni Griffi, “poi, solo se alla fine non si troveranno alternative, l’unica strada rimarrà quella del licenziamento”.

Nessuno crede, però, che quella ricollocazione in un settore già gravato da tagli e riduzioni consistenti possa essere trovata. Inoltre, il meccanismo si inserisce dentro una riforma complessiva del lavoro che vede, per la prima volta dopo 40 anni, la revisione dello stesso articolo 18 realizzando, come dice lo stesso ministro, “la maggior convergenza possibile con il settore privato”.
La risposta sindacale, contraria ai licenziamenti, non è stata particolarmente furibonda. Cgil, Cisl e Uil hanno messo le mani avanti rispetto alle dichiarazioni di Patroni Griffi ma senza mettere in discussione il tavolo di confronto. Il segretario della Funzione pubblica della Cgil punta il dito sulla continuità tra le proposte attuali e quelle di Tremonti chiedendo una maggiore progettualità e poi prendendola con il metodo dell’annuncio a mezzo stampa: “Se davvero questa riforma dovesse passare come una semplice delega al governo – dice Rossana Dettori – e la trattativa dovesse essere una formalità che ratifica le scelte che l’esecutivo comunica preventivamente alla stampa, ne trarremo le dovute conseguenze”.

In ogni caso la Cgil annuncia una prima manifestazione sotto la sede del ministero già lunedì. La Cisl parla di un atteggiamento responsabile e leale ma chiede al ministro di avere al più presto le piante organiche dell’amministrazione statale. Dal canto suo l’Usb, il sindacato di base abbastanza forte nel pubblico impiego, si dice “non stupito” dell’uscita del governo visto che al tavolo di confronto questa ipotesi era stata già ventilata.

Il problema, spiega l’Usb, “sono le politiche economiche imposte dalla Bce e dall’Unione europea che impongono di realizzare tagli tramite la “spending review” e questo mette sotto ricatto tutto il pubblico impiego perché non c’è amministrazione che non sia in difficoltà”. L’Usb propone una prima assemblea delle Rsu il 18 maggio e annuncia l’ipotesi di sciopero generale.
Sciopero che invece che sembra scomparire dalla prossima fase della Cgil che ieri ha tenuto il suo direttivo nazionale su articolo 18.

Dopo una lunghissima giornata e una convulsa fase finale di emendamenti e sub-emendamenti da parte dell’area di maggioranza più critica nei confronti del tentativo di archiviare l’articolo 18 (Pensionati, Scuola, l’area Lavoro e Società) la segreteria ha ricevuto il mandato per costruire una piattaforma comune e una mobilitazione unitaria con Cisl e Uil sui temi del fisco e della crescita.

sabato 24 marzo 2012

Gli edifici scolastici sono concepiti come carceri, lager

Gli edifici scolastici sono concepiti come carceri, lager.
Il loro aspetto tetro ostacola qualsiasi libertà di espressione, di creatività, ogni tentativo di esternazione della gioia di apprendere è freddata sul nascere:
la gioia di esistere, di partecipare, l’esplosione dell’essere nella stagione in cui la voglia di conoscere è ancora intatta e si manifesta con innocenti espressioni di meraviglia, l’essenza pura della nostra esistenza in questa forma di vita, in questa parte dell’universo, il senso stesso della nostra presenza è impietuosamente flagellato dalle nostre idee torbide, dal nostro malsano rigurgito di sadismo.

Loro, i nostri bambini e ragazzi, giovani uomini patiscono le pene di una condanna inflitta in ragione della nostra immensa stupidità e presunzione:
loro posseggono la luce della ragione, di cui ci fanno dono, attinta dal cuore della creazione; la proteggono, creano depistaggi, la preservano da noi come fosse il tesoro incalcolabile.
Noi….beh, noi non siamo.

Ma noi, noi giudichiamo, e condanniamo, la nostra stessa carne; noi combattiamo e mortifichiamo, e infine espelliamo.

Così la nostra progenie viene piegata, deturpata, e diviene ciò che noi siamo in realtà: quella nostra parte che non emerge, non si riflette nello specchio la mattina; che nascondiamo gelosamente a noi stessi per non provare rimorso al pensiero di non esserci mai guardati, e perciò mai guariti.

Ma loro sanno, con la consapevolezza di chi viene dalla fonte e della fonte è memore, e conoscono la nostra verità nascosta, le nostre false ragioni, e ci ascoltano, ben sapendo di non avere diritto di replica.
Ben sapendo che mentiamo, a noi stessi e a loro, e provano rabbia, poiché posseggono ancora intatta la percezione del giusto.

Noi, i saccenti, soffocheremo ogni loro gesto, puniremo ogni loro sguardo che non si allinea con la nostra apocalittica visione della supremzia del se’.

Così infliggeremo pene fisiche e spirituali, com’è la reclusione nelle nostre carceri del sapere. E loro?

Loro alzeranno la voce, per essere ascoltati; inaspriranno i toni, i termini, ma non servirà.
Allora grideranno, morderanno, colpiranno, romperanno, ruberanno, strapperanno…. e poi si faranno del male…. eppure possiedono il pensiero nuovo, geniale, mai concepito prima;forse è per questo che li temiamo, e li invidiamo.

Loro raccoglieranno la miseria che noi abbiamo seminato nel mondo,
ameranno la terra che noi abbiamo violentato,

mercoledì 25 gennaio 2012

venerdì 16 dicembre 2011





Kairòs Adynatos 
‎....


La scuola non mi piaceva ed è per questo che cercavo con tutte le mie forze di starne fuori il più possibile....
Al paese dove abitavo c'erano le Elementari, le Medie fino alla III classe e l'Avviamento Professionale fino alla IIQuindi oltre questo stadio bisognava "pendolare" col treno verso Salerno-Napoli, o Agropoli (SA).


Scelsi Agropoli e allora un giorno si e l'altro no, andavo a scuola: preferivo, insieme ad altri miei compagni, scendere a Paestum... dove tra i templi (all'epoca) c'erano ampi spazi verdi per giocare a pallone. Ci cibavamo di carciofini e limoni quando avevamo fame.

Risultato: non sono andato poi così tanto a scuola per cui, in proporzione, non capisco poi tanto l'omologato l'Italico Idioma e vorrei, dunque che i "Professori" mi spiegassero a modo loro,
( poiché a modo mio un'idea me la son fatta) il significato delle seguenti parole
 "LA QUESTIONE CIVILE".

Per quanto mi concerne posso solo consigliare, sempre all'interno di un'ottica ridimensionata dalla mia precaria alfabetizzazione, di non sottovalutare e criminalizzare quello che sta succedendo in Sicilia, in Sardegna e via via in tutto il resto della penisola, poiché esistono forze silenti che ancora non sono scese in campo in maniera eclatante.

Forze (o Categorie) che non sono protette da organizzazioni sindacali e/o acronimi con impatto mediatico consistente, ma non per questo scarsamente esuberanti, anzi....forze che per costrizione sono obbligati ad autodeclassarsi classificandosi "PRECARI", sostantivo depressivo solo nel pronunciarlo e figuriamoci nella sostanza......mentre ...' sempre compatibilmente ai già citati miei limiti, questo Governo è un semplicemente un "ACROLITO".....ovvero: ha la testa, mani e piedi in marmo o avorio (  più avorio che marmo, più affine al livello prosopopeico ostentato), ma il resto del corpo composto di materiale di nessun pregio......

martedì 13 dicembre 2011

Tolto il velo sugli errori della gestione Gelmini


13/12/2011, 12:40 a cura di Gaia Seregni
MILANO, 13 DICEMBRE 2011 – Il ministro Profumo reintroduce il criterio della trasparenza permettendo di portare alla luce tutti gli errori della gestione dell’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. In un articolo pubblicato oggi dalla Repubblica vengono evidenziati i problemi nelle scuole degli ultimi tre anni e i dati sono sconfortanti.


Dal 2008 c’è stato un crescendo di proteste da parte di insegnanti e genitori sulle misure adottate dal governo Berlusconi “contro” la scuola e sui disagi che esse comportavano: classi stracolme di alunni e disabili penalizzati. A queste lamentele il governo non dava molto peso e smentiva energicamente ogni accusa dicendo che erano senza fondamento. Eppure il ministero si premurava di nascondere meticolosamente ogni numero, di non presentare più nessuna sintesi di dati sulla scuola e di non pubblicare più tabelle e grafici che potessero svelare l’impatto della riforma Gelmini sulla scuola italiana. Le poche informazioni ottenibili erano date dall’ufficio stampa.

Oggi, grazie al ministro Francesco Profumo, si è potuto finalmente consultare quei dati.
Una norma del 1992 stabilisce che, per assicurare un’adeguata sicurezza in caso di incendio, il numero massimo di persone in un’aula scolastica deve essere di 26 (25 alunni e un insegnante). Nell’anno scolastico 2008/2009 le classi con più di 25 alunni erano l’11% e tre anni dopo, 2011/2012, sono cresciute al 17,3%: quasi sei punti in più.
Inoltre, nelle classi con un portatore di handicap il numero totale degli alunni deve essere pari a 20. Nel 2008/2009 le classi con un disabile e più di 20 alunni erano il 10,8%, mentre nel 2011/2012 il tasso è cresciuto al 13,4% con un record nella scuola media che vede un tasso del 23%.

Ma questi non sono gli unici problemi causati dalla riforma Gelmini. In una lettera pubblicata pochi giorni fa dall’Unità si parla del disagio di molti insegnanti, trattati solo come dei numeri e non come dei professionisti. La lettera parla delle difficoltà incontrate da molti professori durante un concorso per la selezione dei docenti da inviare all’estero, nelle scuole e nelle università. I candidati si sono ritrovati stipati in un’unica sede, con prove annullate o slittate di ore, persino di giorni. Docenti specializzati ben oltre il titolo di studio richiesto, insegnanti che vantano master e dottorati di ricerca, pubblicazioni presso importanti editori o su riviste internazionali....si sono ritrovati sminuiti e spersonalizzati dal sistema adottato per il test.
Ora che il “terremoto” Gelmini è passato si spera che le cose cambino e il sistema scolastico venga riportato a un livello più decente.
Gaia Seregni

(In foto: Mariastella Gelmini, fonte: tg24.sky.it)

lunedì 3 ottobre 2011

ottobre 3rd, 2011
59
ShareHo avuto l’impressione che i mass-media nazionali non abbiano dato molto risalto alla notizia che, con la prossima dichiarazione dei redditi, si possa optare di destinare l’8 per mille alla scuola pubblica.
Come sostenitore della Scuola Pubblica non posso che gioire nel comunicarlo a chi mi segue.
E’ avvenuto che giovedì 29 settembre 2011 il Governo sia stato battuto alla Camera. L’ordine del giorno, presentato dal Pd, impegna il governo a indicare «esplicitamente la scuola pubblica» come destinataria della quota dell’8 per mille allo Stato “da utilizzare d’intesa con enti locali per la sicurezza e l’adeguamento funzionale degli edifici e a pubblicare ogni anno un rapporto dettagliato circa l’erogazione delle risorse e lo stato degli interventi realizzati”.
Poco prima del voto, il governo si era più volte rimesso all’Aula per evitare di andare sotto.
Il testo, su cui c’era parere contrario del governo, è passato con 247 sì e 223 no.

Le scuole paritarie sarebbero escluse dal beneficio perché nell’attuale sistema d’istruzione, per scuole pubbliche s’intendono solo quelle statali, oppure quelle regionali, provinciali e comunali, mentre “le scuole non statali private sono quelle gestite da privati laici o religiosi, comprese quelle paritarie”.
Attualmente l’8 per mille può essere dato allo Stato o alla Chiesa, mentre se non si indica nulla, è destinato all’Ente che ha ottenuto maggiori preferenze (sempre la Chiesa), quindi ben venga la scuola pubblica tra le opzioni, Io il mio prossimo otto per mille lo destinerò allo Stato per la Scuola Pubblica e Tu cosa farai?

sabato 24 settembre 2011

lunedì 12 settembre 2011

Bruno Panuccio

Dopo la II guerra mondiale ,
con il paese alla fame ,
il 1° giorno di scuola
gli alunni dovevano solo preoccuparsi
di portare la penna ed il quaderno...
... Oggi,
che in confronto ad allora
regna il benessere ,
i ragazzi si devono ricordare
di portare
il sapone
e la carta igienica...
E' un paradosso....
ma è la triste realtà
di quanto lo stato
ha cura dei suoi giovani
e dei suoi insegnanti

mercoledì 7 settembre 2011

LA SCUOLA OGGI

A Roma cede il controsoffitto, a Vercelli pioggia di calcinacci
Scuole che crollano Due tragedie sfiorate
Sabrina Deligia
Le scuole d'Italia cadono a pezzi. Non è polemica, ma è la cronaca di due gravi fatti accaduti a distanza di poche ore, due tragedie per fortuna evitate. La più grave è accaduta a Roma, l'altra a Vercelli.
La strage sfiorata si è consumata, sabato mattina, nella scuola media Giovanni Verga, in via Gussoni a Centocelle, popoloso quartiere della Capitale. Un boato poco prima delle nove e il controsoffitto della terza A viene giù. Per fortuna gli alunni non erano in classe, perché come ogni sabato si erano fermati al primo piano a fare lezione nella prima B. Nessun terremoto. Nessuna frana. Nessuna bomba. Minuti interminabili di panico fino a quando è stato accertato che sotto i quaranta metri quadrati di gesso e legno venuti giù non c'era nessuno. Perché questi venti ragazzini tra i dodici e i tredici anni hanno rischiato di morire nell'edificio più sicuro e accogliente che dovrebbero frequentare dopo la loro casa?


"Abbiamo sentito un botto - ricordano alcuni di loro subito dopo l'evacuazione della scuola - credevamo fosse stato il vento, poi abbiamo pensato al terremoto". Lo schianto al terzo piano, nell'aula vuota, si è sentito in tutto l'edificio. "Siamo rimasti seduti in classe, impietriti. Un silenzio di paura, poi è arrivato un bidello e ci ha detto di uscire". Il crollo nella terza A ha avuto effetti anche nell'aula sottostante, quella prima C dove gli alunni sono stati investiti dalla caduta di alcuni calcinacci, ma per fortuna tanto spavento anche in questo caso e nessun ferito. Toccherà questa mattina a vigili del fuoco e a tecnici del comune stabilire se la scuola media sia agibile o meno dopo il crollo di sabato mattina.

Gli studenti, circa un centinaio, ed i professori sono stati radunati nel cortile della scuola mentre i vigili del fuoco sono entrati nell'aula dove l'intero controsoffitto era piombato sui banchi. La scuola è stata immediatamente chiusa e lo sarà fino al termine degli accertamenti che puntano adesso a verificare l'agibilità dell'intera struttura, costruita negli anni '50 e che comprende anche una scuola elementare e materna, la Marco Polo, che ha l'ingresso in via Michele Tenore. Lo sgombero ha riguardato anche gli alunni di quest'ultima, già compresa negli elenchi degli istituti "bisognosi" di ristrutturazione per adeguamento alla legge 626, quella della messa in sicurezza appunto dei luoghi di lavoro. "Il provvedimento di sgombero - spiega il comandante dei vigili del fuoco, Luigi Abate - durerà fino a quando il comune non provvederà a verificare se oltre a questo dissesto ce ne siano da temere altri".

Altra città, altra scuola, altra tragedia sfiorata poche ore prima dello schianto di Roma. E' accaduto a Vercelli dove, nella notte tra venerdì e sabato, ha ceduto il soffitto della seconda A del Camillo Cavour, istituto per ragionieri e geometri frequentato da un migliaio di studenti. Che per fortuna dormivano al sicuro nelle loro case. L'attività scolastica è proseguita regolarmente, con gli allievi della seconda A trasferiti nell'aula magna, ma nell'istituto vercellese è forte la protesta degli studenti, preoccupati del rischio di eventuali nuovi crolli o cedimenti. Da un primo sopralluogo di carabinieri e vigili del fuoco è stato verificato "il distaccamento di alcuni centimetri di foglie di vernice". Ma nessuno si sente sicuro.

giovedì 1 settembre 2011

Non studiate!

Nicola Bressan
I Professori: verranno aboliti per legge, insieme alla Scuola. D’altronde, studiare non serve. E la cultura vi creerà più guai che vantaggi. Perché la cultura rende liberi, critici e consapevoli. Ma oggi non conviene. Si tratta di vizi insopportabili. Cari ragazzi, ascoltatemi: meglio furbi che colti! (Ilvo Diamanti da Repubblica di oggi)

pubblicata da Sonia Frascatore
giovedì 1 settembre 2011 alle ore 11.44.
di Ilvo Diamanti
In questo articolo Ilvo Diamanti dice sacrosante verità.
Il suo "invito" - denso di ironia e di sarcasmo - gli è servito per evidenziare alcune delle storture che hanno inquinato e distrutto il nostro Paese.

Ma quanti sono capaci di cogliere l'ironia? Non c'è magari il rischio che molti dei nostri giovani, già succubi dei messaggi subliminali (?) distribuiti a piene mani dalle TV corrotte, ma anche dai media in generale, si sentano ancor più autorizzati a percorrere "sentieri" poco edificanti? Avrei preferito da Diamanti un altro tipo di "invito".

Un invito più costruttivo ed efficace, del tipo: RAGAZZI, REAGITE! RIPRENDIAMOCI IN MANO LE REDINI DEL NOSTRO PAESE...
Sarebbe stato tacciato di istigazione? Forse sì.
In questo consesso di bacchettoni ed ipocriti cialtroni, tutto è possibile.
Ma lo avrei apprezzato di più: per il coraggio e per la coerenza...


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CARI RAGAZZI, cari giovani: non studiate! Soprattutto, non nella scuola pubblica. Ve lo dice uno che ha sempre studiato e studia da sempre. Che senza studiare non saprebbe che fare.
Che a scuola si sente a casa propria.

Ascoltatemi: non studiate. Non nella scuola pubblica, comunque. Non vi garantisce un lavoro, né un reddito. Allunga la vostra precarietà.
La vostra dipendenza dalla famiglia. Non vi garantisce prestigio sociale.
Vi pare che i vostri maestri e i vostri professori ne abbiano? Meritano il vostro rispetto, la vostra deferenza? I vostri genitori li considerano “classe dirigente”? Difficile.
Qualsiasi libero professionista, commerciante, artigiano, non dico imprenditore, guadagna più di loro. E poi vi pare che godano di considerazione sociale? I ministri li definiscono fannulloni.
Il governo una categoria da “tagliare”. Ed effettivamente “tagliata”, dal punto di vista degli organici, degli stipendi, dei fondi per l’attività ordinaria e per la ricerca.

E, poi, che cosa hanno da insegnare ancora?
Oggi la “cultura” passa tutta attraverso Internet e i New media. A proposito dei quali, voi, ragazzi, ne sapete molto più di loro. Perché voi siete, in larga parte e in larga misura, “nativi digitali”, mentre loro (noi), gli insegnanti, i professori, di “digitali”, spesso, hanno solo le impronte. E poi quanti di voi e dei vostri genitori ne accettano i giudizi? Quanti di voi e dei vostri genitori, quando si tratta di giudizi – e di voti – negativi, non li considerano pre-giudizi, viziati da malanimo?

Per cui, cari ragazzi, non studiate! Non andate a scuola. In quella pubblica almeno. Non avete nulla da imparare e neppure da ottenere. Per il titolo di studio, basta poco. Un istituto privato che vi faccia ottenere in poco tempo e con poco sforzo, un diploma, perfino una laurea. Restandovene tranquillamente a casa vostra. Tanto non vi servirà a molto. Per fare il precario, la velina o il tronista non sono richiesti titoli di studio. Per avere una retribuzione alta e magari una pensione sicura a 25 anni: basta andare in Parlamento o in Regione.
Basta essere figli o parenti di un parlamentare o di un uomo politico. Uno di quelli che sparano sulla scuola, sulla cultura e sullo Stato. Sul Pubblico. Sui privilegi della Casta.
(Cioè: degli altri). L’Istruzione, la Cultura, a questo fine, non servono.

Non studiate, ragazzi. Non andate a scuola. Tanto meno in quella pubblica. Anni buttati. Non vi serviranno neppure a maturare anzianità di servizio, in vista della pensione. Che, d’altronde, non riuscirete mai ad avere. Perché la vostra generazione è destinata a un presente lavorativo incerto e a un futuro certamente senza pensione. Gli anni passati a studiare all’università. Scordateveli. Non riuscirete a utilizzarli per la vostra anzianità.
Il governo li considera, comunque, “inutili”. Tanto più come incentivo. A studiare.

Per cui, cari ragazzi, non studiate.
Se necessario, fingete, visto che, comunque, è meglio studiare che andare a lavorare, quando il lavoro non c’è. E se c’è, è intermittente, temporaneo. Precario. Ma, se potete, guardate i maestri e i professori con indulgenza. Sono una categoria residua (e “protetta”).
Una specie in via d’estinzione, mal sopportata. Sopravvissuta a un’era ormai passata. Quando la scuola e la cultura servivano.
Erano fattori di prestigio.

Oggi non è più così. I Professori: verranno aboliti per legge, insieme alla Scuola. D’altronde, studiare non serve. E la cultura vi creerà più guai che vantaggi.
Perché la cultura rende liberi, critici e consapevoli. Ma oggi non conviene. Si tratta di vizi insopportabili.
Cari ragazzi, ascoltatemi: meglio furbi che colti!
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